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Nel giugno del 2019 delle persone entrarono furtivamente nella casa in cui vivevo a Mykonos. Fu uno shock: paralizzato, impiegai un paio di secondi a prendere consapevolezza di quanto era successo. 

In occasione del mio 39° compleanno, ripercorrendo quanto successo, decisi di diventare il ladro di me stesso, frugando per giorni nella mia casa natale in cerca di qualcosa di più importante dei soldi: ricordi.

Ho poi chiesto ad un amico di liberare l'appartamento in cui viveva a Milano per esporvi il bottino della mia ricerca.

L'istallazione - ricreando la scena del crimine a cui avevo assistito - raccontava attraverso lettere, giocattoli, diari, vestiti, libri ed oggetti vari la mia vita, l'evoluzione della società, il trascorrere del tempo di cui sono testimone.  

Agli invitati era consentito afferrare, indossare, leggere ciò che desideravano; tramite una macchina fotografica a loro disposizione potevano inoltre documentare il proprio sguardo, le scoperte fatte, la modalità con cui si relazionavano a quanto esposto. 


Tra gli oggetti dell'istallazione c'era anche una cassetta chiusa col lucchetto: conteneva tutto ciò che che avevo portato con me - con tutte le implicazioni che ciò comportava - ma che non ero disposto ad esporre.

Per accedere all'evento bisognava comunicare una "parola", che rappresentasse un desiderio da realizzare entro l'anno. La mia parola era: "Manifesto".

Dal lavoro svolto è nato un libro, composto da due volumi complementari ("x" e "y"): non desideravo una semplice documentazione della proposizione artistica, ma qualcosa che si avvicinasse ad una forma sperimentale di romanzo visivo.

L'azione poetica che ha coinvolto in primo luogo il sottoscritto, si è specchiata nella persona che ha ceduto, seppur in maniera temporanea, il proprio spazio di vita accogliendo la proposizione artistica. 

Rendendosi disponibile ad eliminare ogni traccia del proprio vissuto in alcuni locali della propria abitazione, la persona coinvolta si è resa infatti disponibile ad un importante lavoro su se stesso. 

Costretta a ricollocare gli oggetti della propria quotidianità fuori dallo spazio scenico in cui abitualmente operano, ed adoperandosi infine ad una loro ricollocazione al termine dell'istallazione, si è trovata infatti, in ultima istanza, a riflettere ed agire sul proprio immaginario.

Nella mia curiosità per le domande più che per le risposte, desidero riproporre l'Azione Poetica in diversi ambienti sociali, pubblici e privati, per continuare ed espandere la mia riflessione sul Tempo, la Memoria degli oggetti ed il potere dell'Immaginario.   

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